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BIB STORY

LA STORIA DEL BAG-IN-BOX

La storia del “Bag-in-Box” (BIB) risale agli anni ’50, quando l’azienda svedese Alfa Laval introdusse un sistema di imballaggio per la distribuzione di latte fresco in grandi contenitori flessibili (polietilene). Tuttavia, è stato solo negli anni ’60 che la tecnologia è stata applicata con successo al vino.

 

Il “Bag-in-Box” è costituito da un sacchetto flessibile (generalmente in polietilene) all’interno di una scatola di cartone. La sacca è riempita con il liquido, mentre la scatola funge da protezione e supporto. Il sacchetto ha un rubinetto che permette di erogare il liquido in modo facile e controllato. Il sistema di chiusura ermetico del sacchetto impedisce all’aria di entrare in contatto con il liquido, prevenendo l’ossidazione e prolungando la sua conservazione, anche grazie alla protezione dalla luce.

 

Il BIB ha rivoluzionato l’industria vinicola, in quanto ha permesso una conservazione più efficace e una distribuzione più efficiente del vino. È diventato particolarmente popolare per il vino sfuso e per la distribuzione di grandi quantità di vino in eventi come concerti e feste.

 

Inoltre, il BIB è utilizzato non solo per il vino, ma anche per una vasta gamma di altri prodotti alimentari e bevande, tra cui succhi di frutta, bibite, latte e persino olio d’oliva. Il sistema di imballaggio continua a evolversi, con l’introduzione di sacchetti biodegradabili e materiali di imballaggio riciclabili. L’idea è di creare un sistema di confezionamento sempre più economico ed efficiente oltre che igienico, rispetto alle bottiglie di vetro tradizionali. E il design è stato migliorato nel corso degli anni, utilizzando materiali più resistenti, innovando nella tecnologia di sigillatura e sviluppando formati più piccoli per una maggiore convenienza del consumatore.

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